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venerdì 25 agosto 2017

Gruppo di Ur / 1: i 90 anni dei “Maghi” che vollero cambiare la storia


Essi si staccano dalle fedi, si staccano dalle speranze.

Vogliono dissipare la nebbia, aprirsi una via.

Conoscenza di sé e, in sé, dell’Essere – ciò essi cercano

E un tornare indietro per essi non c’è 
  
(Introduzione al vol. I di “Introduzione alla Magia”, Edizioni Mediterranee, Roma 1987, p. 8)

Precisamente a fine Gennaio del 1927, 90 anni fa, fu pubblicato il primo fascicolo del nascente Gruppo di Ur, quale espressione non solo di una redazione impegnata nello studio di tematiche spiritualistiche, delle sue implicazioni tanto teoretiche quanto e soprattutto operative, ma anche di una vera e propria catena fluidica in cui molti ed autorevoli esoteristi dell’epoca prestarono la loro penna, il sapere, la loro pratica tramutatoria. Questa ricorrenza verrà celebrata a Napoli nel mese di Ottobre con un simposio internazionale di studi ermetici, organizzato dall’Ass. Il Cervo Bianco e dalla testata online EreticaMente.net, a cui non solo Il Primato Nazionale ha concesso il proprio patrocinio, ma a cui parteciperà anche l’associazione Fons Perennis con una propria relazione sulla Religione Romana. Nell’esaminare le vicende e le dinamiche profonde che caratterizzarono il sodalizio magico più noto del ‘900, il Gruppo di Ur, alcuni studi hanno dimostrato quanto importante debba essere l’interazione dell’esegesi del testo con i riferimenti biografici dei protagonisti e con la dimensione ascetico – rituale ivi espressa. La rilevanza che giustamente bisogna attribuire all’esperimento magistico coadiuvato dalla particolare e spigolosa quanto centrale personalità di Julius Evola si comprende non relegando tutta tale vicenda quale mera continuazione pubblicistica delle precedenti riviste di matrice pitagorica con Atanor ed Ignis, curate dalal magistrale figura di Arturo Reghini.



Ur nacque e si sviluppò proprio con l’intendimento di superare le particolarità di ogni singola scuola esoterica, di rendere ogni indirizzo atto al confronto ed alla sana “contaminazione” con percorsi differenti ma non irriducibilmente diversi. Un’attenta analisi testuale potrà confermare una linea di realizzazione magica ed interiore che venne tematizzata ed esposta con correlazioni di insegnamenti diversificati ma interconnessi tra coloro. Ogni esoterista, sia egli di provenienza antroposofica, pitagorica, kremmerziana o lo stesso Evola, nella redazione di ogni singolo insegnamento si preoccupò, con rimandi, note e glosse, di far comprendere al lettore come la pratica o la dottrina esposta avesse carattere organico con quanto espresso da altri esponenti. La Scienza dell’Io si prefigurò come un tentativo sia di determinare un preciso stato ontologico di libertà interiore, quanto un tentativo di condizionare in senso altamente pagano l’indirizzo politico della fine degli anni 20’. Le parole scritte da Evola nella sua biografia spirituale sono abbastanza esaustive a riguardo:



Vi era però anche un fine più ambizioso, cioè l’idea che su quella specie di corpo psichico che si voleva creare potesse innestarsi, per evocazione, una vera influenza dall’alto. In tal caso non sarebbe stata esclusa la possibilità di esercitare, da dietro le quinte, un’azione perfino sulle forze predominanti nell’ambiente generale di allora(Il Cammino del Cinabro, Edizioni Mediterranee, Roma 2014, p. 163).


Tutto ciò determinò la creazione di una vera e propria catena magica, con diramazioni anche al di fuori di Roma, in cui precise Istruzioni di Catena (si veda quanto esposto in merito nel vol. II di Introduzione alla Magia) vennero fornite e poste in atto:



Intendiamo che la catena, che per tale via avesse da costituirsi, abbia una finalità essenzialmente iniziatica. Essa è cioè…destinata a propiziare e sviluppare le realizzazioni a carattere spirituale proprie a ciascun componente. Si tratta, poi, di una catena improntata da particolari caratteri di attività, consapevolezza e individualità (Istruzioni di catena, vol. 2 di Introduzione alla Magia, op. cit., p. 37).


Nello specifico, la commistione tra Magia, Alchimia, Cabala e Misteriosofia ebbe non solo risvolti documentali, con nel caso della traduzione simbiotica, il commento univoco di testi sacri come il mithriaco Papiro magico di Parigi, come i Versi Aurei di Pitagora, come il testo alchimico del Pharmaco Catholico, in cui un sapere condiviso permise la comprensione di iscrizioni e di indicazioni operative. In tale ottica è possibile rendersi conto di come le riflessioni antroposofiche di Leo (Giovanni Colazza) possano esser state utilizzate tanto da Evola, quando dai pitagorici Parise e Reghini, quanto dal kremmerziano Abraxa (Ercole Quadrelli) e da altri collaboratori. Operativamente, un Giulio Parise, alto rappresentante del ramo pitagorico e pagano in Ur, oltre Arturo Reghini, ha potuto svolgere un altissima lezione di attribuzione cabalistica nel saggio “Le parole di Potenza e i caratteri degli enti” (in Ur 1927), o in “Istruzioni di Magia Cerimoniale” (Ur 1927) in cui compare l’invocazione dell’Arcangelo Solare riferito da Pietro d’Abano e consigliato da Kremmerz ai novizi nella pratica primaverile del rito d’Ariete, a cui fece riferimento anche Reghini. Similmente Abraxa (il kremmerzinao Ercole Quadrelli) ne “La Nube e la Pietra” (Krur 1929) in riferimento al rito fece un esplicito rimando alle pratiche ascetiche del pensiero di Steiner o alle similari prescrizioni pitagoriche sulla conoscenza della percezione sensoria ed altri molteplici esempi sono possibili.


Le vicissitudine personali, le diatribe interne frantumarono la compagine iniziatica nel giro di soli due anni, con la trasformazione nel 1929 di Ur in Krur, in cui, sempre sotto la direzione di Evola, rimasero antroposofi ed ermetisti, ma non più i pitagorici come Reghini e Parise. In questo nostro approfondimento, nelle sue diverse parti, non ci occuperemo del cosiddetto gossip esoterico o della più degna storiografia: studiosi più qualificati di noi, come Fabrizio Giorgio in “Roma Renovata Resurgat” (Edizioni Settimo Sigillo) hanno chiarito quanto si doveva.


A noi preme fornire al lettore un’indicazione di prospettiva sul senso pragmatico ed allo stesso tempo interiore che il riferimento ad Ur possa ancora avere 90 anni dopo. Lo faremo nelle successive parti di questo speciale, analizzando sinteticamente le 3 grandi scuole esoteriche che parteciparono ad Ur, non dimenticandoci di Evola ovviamente. Ci preme ora ed infine sottolineare come il dominio dell’Alta Magia, come lo intesero nel Gruppo di Ur, si esplicitò quale Scienza al servizio della fabbricazione teurgica dell’Io Divino, con una comprensione interna e profonda, una Scuola Integrale (detta alla Kremmerz) al servizio del ritrovamento della eroica pietra di Ermete, del risveglio della primordiale spiritualità della Tradizione di Occidente: ” Come se dinanzi ad un esperto auriga in un buon terreno stesse pronto un tiro di puri sangue ed egli vi salisse su e prendendo redini e frusta lo guidasse rapidamente dove vuole, cos’ anche tu devi cercare di realizzare un rapporto analogo con la tua mente, con il tuo animo e il tuo corpo” (Abraxa, La preparazione del caduceo ermetico, vol. 1 di Introduzione alla Magia, op. cit., p. 181).
  
L. Valentini

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